Marsala, o si fa un Consorzio (serio) o si ‘muore’. Parola di Salvatore Lombardo

Redazione

MARSALA – “O si riesce a ricreare un Consorzio serio del Vino Marsala, che investa e lo rilanci, oppure sarà difficile godere di nuovi benefici legati al vino. E su questo tutti i produttori di Marsala devono essere d’accordo”.

Parole dure quelle presidente della Strada del Vino di Marsala, Salvatore Lombardo. Che rincara: “I grandi vini da meditazione come Madera, Porto e Sherry sono legati a una città e non possono fare a meno di raccontarla. I vini non si bevono solo perché buoni, ma soprattutto perché nel calice si ritrova il territorio e la sua storia”.

Occasione dell’accorato intervento di Lombardo, il convegno “Dal Perpetuum al Marsala. L’identità della vite e del vino dalle origini della viticoltura fino alla Doc Marsala”, andato in scena sabato 14 settembre a Marsala.

A Palazzo Fici, dopo i saluti del Presidente Unioncamere Sicilia Giuseppe Pace, sono intervenuti Giacomo Ansaldi, Enologo e Ricercatore, Rosario Lentini, Storico dell’Economia, Christopher Woodhouse, discendente della omonima e storica famiglia che ha fatto la storia del Marsala e, appunto, Salvatore Lombardo. Una riflessione stuzzicata dalla giornalista Rosa Rubino, che ha introdotto il tema della crisi del settore vinicolo marsalese. Nel solco del presidente della Strada del Vino, l’intervento di Ansaldi che si è soffermato sulle “circostanze speciali che rendono la città, con le sue 98 contrade e tre isole, un posto autentico per la produzione di vino”.

Motivi per cui il mercante inglese John Woodhouse, al suo sbarco in Sicilia, nel 1773, rimase incantato. Tra le prime sorprese, proprio l’assaggio del vino che i contadini conservavano per le grandi occasioni: il Perpetuum. Un nettare pieno di storia e senza tempo, antenato del più noto vino liquoroso. Rosario Lentini ha poi rilanciato il tema del Museo del Vino Marsala – doveva nascere alla fine del 2017, ma è finito su “Chi l’ha visto?” – della Villa Ingham-Whitaker e dell’area del Baglio Woodhouse. L’idea è di trasformare quest’ultimo in un polo didattico, interamente dedicato alla città del trapanese.

Non si può pensare di presentare l’immagine del Marsala attraverso i suoi prodotti – ha evidenziato Rosario Lentini – senza dare a questa città almeno un museo, utile a una narrazione del vino e delle sue origini. Un limite impossibile da sopportare, anche per i marsalesi”.

“La reputazione del Marsala nel mondo è ancora buona – ha evidenziato l’erede del mercante di Liverpool, Christopher Woodhouse – le persone lo riconoscono come un buon vino, che ha come rivali il Porto, il Madera e lo Sherry. La sua popolarità è tuttavia in calo e oggi è più difficile commercializzarlo. Eppure, chi lo conosce verrebbe fino in Sicilia per comprarlo!”. Insomma, il vino è fatto. Ora bisogna fare la “città del vino“.