Doc Menfi, il racconto di un territorio e dei suoi vini

Redazione

Articolo pubblicato su Slow Wine (qui)

 

Dolci colline coperte di vigneti che scivolano su un mare azzurrissimo, dune di sabbia dorata abitate da gigli e vigne selvatiche, questa è Menfi.

Luogo di confine tra il mondo fenicio e quello greco, è scenario di una biodiversità preziosa in un angolo incontaminato della Sicilia. Siamo in provincia di Agrigento, dove a sfidare il vento di scirocco che soffia dalla vicina Africa, dominano incontrastati canneti, dune di sabbia, palme nane, uliveti e vigneti che si estendono per circa 6.000 ettari (di cui 1.000 a regime biologico) fino a un’altitudine di 400 metri.

La Denominazione di Origine Controllata Menfi, creata nel 1995, comprende non solo l’intero territorio del comune che ne porta il nome, ma anche parte dei comuni di Sciacca e Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, e Castelvetrano in provincia di Trapani.

Proprio qui, nell’antichità, sorgeva l’antica Inyco, nota produttrice di vini la cui “eccellenza” è attestata anche da Stefano di Bisanzio che già nel sesto secolo ne sottolineava la tradizione millenaria del succo d’uva, sviluppata sia all’epoca della colonizzazione greca di Selinunte ma documentata anche durante il periodo di Roma imperiale.

Successivamente alla crisi della viticoltura siciliana causata dalla fillossera, Menfi ha attirato l’interesse dei viticoltori grazie alla sua disposizione lungo le coste mediterranee dove la capacità di resistenza al parassita è maggiore e, all’ombra del bouganville più vecchio d’Europa, il 21 dicembre 1958, sessantotto agricoltori si riunirono per formare la prima cooperativa vinicola della zona del Belice: Cantine Settesoli.

Negli anni Novanta, durante l’avvio della moderna enologia isolana, Menfi è stato il laboratorio del cambiamento della viticoltura siciliana avendo un ruolo cruciale grazie soprattutto al compianto Cav. Diego Planeta (storico presidente della cooperativa menfitana per quarant’anni e Presidente dell’IRVV dal 1985 al 1992) che diede impulso oltre che alla viticultura isolana anche alle attività di famiglia, convertendo in vigneti buona parte dei terreni e fondando la sua azienda, riuscendo a creare una filiera vitivinicola di qualità per il vino di Menfi e non solo.

Nel 1995 arriva il riconoscimento con la Doc MENFI (le ultime modifiche al disciplinare sono state approvate l’11 maggio 2020) e nel giro di qualche anno nel paese belicino nascono nuove cantine. Oggi quasi dieci in totale ma soltanto tre di queste utilizzano la denominazione riconosciuta.

Le uve per la quale è consentita la produzione della Doc Menfi sono 26, poco meno della metà della varietà numerica prodotta in tutto il territorio. Escluse le forme di allevamento a tendone, consentite controspalliera, alberello o eventuali varianti similari con una densità dei ceppi per ettaro non inferiore a 3200 (per i vigneti esistenti prima dell’entrata in vigore della Doc il limite è di 2.500 viti per ettaro).

Suoli e clima

La zona geografica della Doc dal punto di vista pedoclimatico è il risultato della combinazione e dell’interazione dei terreni tipici del territorio (pianure alluvionali, terrazzi marini, versanti e colline argillose e calcari marnosi) e dei suoli (calcareo, limoso, argilloso, medio impasto, sabbioso oltre che tutti i suoli misti naturalmente) che costituiscono un paesaggio unico, caratterizzato in maniera determinante da un clima tipicamente mediterraneo, temperatura costantemente al di sopra dello zero termico, anche nel periodo invernale, con precipitazioni concentrate nel periodo autunno-vernino, estati calde e siccitose ma adeguatamente ventilate e soleggiate determinando così un ambiente particolarmente vocato alla coltivazione della vite.

Vini

Menfi, posto di frontiera tra l’influenza araba e quella greca, tra i bianchi minerali che sanno di mare e vento e rossi intensi e strutturati grazie alle sue colline che si spostano verso l’entroterra. Un territorio che probabilmente predilige i bianchi ma dove i rossi hanno la loro importanza, che ha dato risalto alle varietà autoctone (Inzolia, Catararatto, Grecanico, Nero d’Avola) ma che allo stesso tempo è terra per i grandi vini internazionali (Chardonnay, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot). I vini di pronta beva, sia bianchi che rossi, sono caratterizzati da aromi floreali e fruttati e con una giusta sapidità al palato. I vini riserva e superiore sono caratterizzati da una maggiore concentrazione e struttura e da aromi secondari. Il disciplinare prevede anche gli spumanti da uve Chardonnay e Chenin Blanc ma la produzione e quasi nulla (tra le eccezioni, Cantine Settesoli produce, con la linea Mandrarossa, uno spumante brut metodo charmat da uve di Chenin blanc).

La denominazione di origine controllata “Menfi”, è riservata ai seguenti vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione: Bianco, anche nelle tipologie vendemmia tardiva, passito e superiore; Rosso, anche nelle tipologie passito e riserva; Rosato; Spumante bianco; Spumante rosato.

 

Di seguito segnaliamo quelle che, a nostro avviso, sono le migliori etichette delle aziende recensite in Slow Wine 2021 che si fregiano della Doc Menfi (in ordine alfabetico):

CANTINE BARBERA

Tra i diversi produttori che utilizzano la Doc Menfi, Marilena Barbera è tra le più convinte sostenendone la sua imprescindibilità per realizzare un collegamento forte tra produttore, vini e territorio e per questi motivi tutti i suoi vini raccontano la Doc Menfi tranne quando non rientrano, per diversi motivi, nel disciplinare.

Alicante Menfi DOC 2017

Tra i vini TOP di Slow Wine, è fruttato e speziato, con note di frutta nera macerata e  qualche cenno balsamico a ingentilire il tutto. Al palato risulta rotondo e molto piacevole, con tannini morbidi e una lunghissima persistenza

Catarratto Superiore Menfi DOC, Arèmi, 2018

Color oro, come il suo nome. Macerazione sulle bucce per 15 giorni che regala un olfatto complesso, di buccia d’arancia amara e zagara di cedro che evolvono nei toni dolci della pasta di mandorle e della crosta di pane, con un tocco di erbe fini e spezie. É l’unico vino che utilizza la menzione superiore.

Rosato Menfi DOC, La Bambina, 2019

Rosato di Nero d’Avola. Rosa selvatica, melograno e anguria. Croccante, fruttato, elegante. Perfetto per un aperitivo, ottimo con le insalate di riso e le verdure alla griglia, da provare con il sushi.

Rosso Riserva Menfi DOC, Coda della Foce, 2011

Chi l’ha detto che sulla costa occidentale della Sicilia non si possono produrre vini longevi? Marilena Barbera con l’unico Rosso Riserva Menfi Doc dimostra che si può commercializzare un vino da uve raccolte alla foce del fiume Belìce quasi dopo 10 anni. Una selezione delle migliori uve di Nero d’Avola in blend con una piccola quantità di Petit Verdot. Confettura, spezie fini. Elegante e sapido, dai tannini morbidi e ben integrati, avvolge il palato con chiari riconoscimenti di frutti di bosco e cacao.

 

PLANETA

L’azienda usa la denominazione per la selezione Doc, i Cru e i Super Cru prodotti a Menfi e Sambuca e che raccontano il luogo da dove è iniziato il loro viaggio in Sicilia. Un progetto sviluppato anche nelle altre 4 cantine dell’isola (Vittoria, Noto, Etna, Capo Milazzo) dove Planeta racconta i suoi vini ma soprattutto i territori.

Alastro Menfi DOC, 2019

Dal nome di un fiore selvatico, che cresce intorno all’azienda, è un vino bianco fresco a base dell’autoctono Grecanico unito ad una piccola percentuale di Sauvignon Blanc. Profumi di cedro, melone, pere e fiori bianchi selvatici, bosso. In bocca è vibrante, ma cremoso e setoso con note di pesca bianca.

Chardonnay Menfi DOC, 2018

Vino simbolo della rinascita siciliana e primo vino inserito dall’azienda con la denominazione Menfi Doc insieme al Cometa. Ha un esteso corredo agrumato, ben innestato nella cornice olfattiva legata al passaggio in legno. In bocca ha energia e freschezza, con le componenti sapide che rendono piacevole la beva

Didacus Menfi Doc, 2016

La controparte rossa del Didacus Chardonnay riflette in modo impressionante la visione della famiglia Planeta: eleganza e tradizione, famiglia e futuro. Un grande rosso destinato ad un lungo invecchiamento da uve cabernet franc, il più mediterraneo dei bordolesi. Profumi di frutta rossa, cuoio e cioccolato. Al palato è morbido con dei tannini eleganti. Un vino che dimostra le potenzialità di un luogo, un omaggio della famiglia a Diego Planeta, purtroppo recentemente scomparso.

Sito dell’Ulmo Menfi DOC, 2015

Sempre meno aziende producono merlot in purezza, quello di Planeta proviene da vigneti del 1987. Grandissimo il colore rosso rubino, al naso ribes nero, viola candita ma anche timo e lavanda. Di recente ho avuto la fortuna di assaggiare una 2000, strepitosa.

 

CANTINE SETTESOLI

La cooperativa di Menfi utilizza l’apposita Doc per la vendemmia tardiva (con il brand Mandrarossa) sin dall’inizio della sua commercializzazione, avvenuta nel 2000, essendo così la prima cantina ad utilizzarla dopo qualche anno dalla sua entrata in vigore nel 1995.

Caladeitufi Vendemmia Tardiva Menfi Doc, 2019

Giallo paglierino con riflessi dorati. Il profumo è fresco, con profondi sentori di limoni

Al naso esprime profondi sentori di limoni, susine selvatiche e miele. Al palato è dolce, morbido ed avvolgente. Di buona struttura, stupisce per l’equilibrio equilibrio tra acidità e dolcezza. Uno chardonnay ideale da accompagnare ai dolcetti di mandorla.